giovedì 22 marzo 2012

Flessibiltà e capitalismo

Dietro l'attacco finale al lavoro c'è un progetto antropologico per ridurre l'uomo, nei contesti produttivi, a mero fattore-lavoro disumanizzato, al pari delle materie prime, dei semilavorati, dei prodotti energetici utilizzati nel ciclo produttivo (anzi, meno importante di questi ultimi, il cui costo tende ad aumentare), e per creare una neoplebe adatta a vivere, senza ribellarsi e creare troppi problemi, nei contesti culturali e sociali del nuovo capitalismo
Controriformando il mercato del lavoro, privando delle tutele storiche i lavoratori fino ad ora "stabilizzati", Monti, la sua segretaria Fornero e il suo compagno di merende Napolitano, contribuiscono a portare a compimento il progetto antropologico globalista, imposto dai dominanti 

Secondo me non c’è nessun progetto/complotto, è il capitalismo che spinge nella direzione disumanizzante da te descritta. E non c’è nessun nuovo capitalismo. Il capitalismo è sempre stato fondamentalmente e sostanzialmente uguale anche se è passato per una fase “dopante” keynesiana che gli ha abbellito per un po’ la faccia (ma i nodi stanno venendo inevitabilmente al pettine = esplosione del problema dei debiti pubblici).  

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